a cura di: Francesco Poli
Come per quasi tutti gli artisti, anche per Felice Casorati lo studio era molto di più di un funzionale luogo di lavoro, dove operare con gli strumenti del mestiere. Immerso nella calma silenziosa di angoli in penombra e di atmosfere luminose, profondamente connotato dall’accumulazione sedimentata degli oggetti d’uso e d’affezione (dai manichini ai libri) e dalla presenza di quadri e disegni attaccati alle pareti, posati per terra o sui cavalletti, questo spazio piuttosto disordinato era, per molti versi, un’estensione fisica della sua dimensione psicologica, mentale ed emotiva, la camera di compensazione e di concentrazione del processo creativo. Era l’ambiente in cui prendevano vita le sue rappresentazioni pittoriche, le meditate figure in posa e le nature morte.
A partire dalla meravigliosa visione idealizzata de Lo Studio del 1923, lo spazio del suo studio, sempre reinventato in modo essenziale e anche estremamente sintetico, diventa la scena di moltissime composizioni scandite da profili di tele che funzionano da quinte teatrali. Questi quadri ci danno un’idea quasi metafisica dello studio dell’artista, che ovviamente ha poco a che fare con la realtà quotidiana in cui viveva e lavorava.
Questa mostra allo Studio-Museo di Pavarolo, attraverso un’accurata selezione di fotografie storiche (in parte già note e in parte inedite), ci dà la possibilità di approfondire la conoscenza di Casorati da una prospettiva più intima e familiare. Troviamo qui soprattutto bellissime immagini dello studio più importante, quello della casa di via Mazzini 52 a Torino, dove (dal 1919) ha vissuto e lavorato per tutta la vita, ma ci sono anche foto che documentano altri suoi studi.
Quelle più sorprendenti e divertenti ci mostrano il giovanissimo pittore baffuto, che con pennello e tavolozza nelle mani posa fieramente davanti al cavalletto. È qui, in questo caotico studio da bohémien a Padova che inizia nei primi del ’900 la sua avventura artistica. Sembra quasi incredibile che si tratti della stessa persona che diventerà il compassato, (apparentemente) austero e celebrato maestro Casorati. Quello che, in veste di ormai vecchio e autorevole professore di pittura, vediamo circondato dai suoi allievi nell’aula dell’Accademia Albertina di Torino, dove aveva anche uno studio personale.
Per quello che riguarda lo studio di via Mazzini, la sequenza di foto più notevoli, è quella realizzata dall’amico architetto Giuseppe Pagano nel 1940. Queste immagini formano una sorta di reportage che dalla porta di entrata ci conduce dentro le stanze della casa-studio, quelle dell’atelier di Felice, ma anche nello spazio dove dipingeva la moglie Daphne Maugham, e persino nella stanza del piccolo Francesco anche lui futuro pittore (dove compare una lavagna piena di disegni e sullo sfondo in mezzo ai giocattoli il Tiro al Bersaglio). Sono inquadrature di grande qualità, ben analizzate da Maria Mimita Lamberti (nel catalogo della retrospettiva “Felice Casorati” del 1985, all’Accademia Albertina), anche come preziose fonti documentali.
“Siamo in medias res – scrive Lamberti – (…) lo studio ingombro di tele, i cavalletti, gli sgabelli spartani, il pavimento macchiato di colore, una stuoia logora, un pennello a terra e un tubetto schiacciato, qualche numero di rivista… Siamo nel luogo del lavoro quotidiano, l’officina, la cucina dove il mestiere di pittore trova i suoi connotati più umili e consueti. I quadri sono appoggiati alle pareti (o appesi ai muri dove c’è un chiodo disponibile, come ruote o pezzi di ricambio da un meccanico), in ordine casuale, pronto a essere mutato per fare, per fare una selezione, per mostrare i lavori a un amico, per l’invio a una mostra. Le cornici e i vetri riparano i quadri che già sono stati esposti (…) ma nell’insieme non c’è nessun allestimento preordinato, nessun rigore, nessuna suggestione di quella formula razionale e elegante che chiosa gli spazi pittorici e la figura stessa di Casorati in altre fotografie”.
Tra queste altre foto (che sono esposte in mostra) ci sono quelle in cui vediamo il pittore in posa in piedi davanti alla grande porta-finestra, in mezzo ad alcuni quadri (anche uno di Daphne) e sullo sfondo un busto in gesso di Venere classica; e quelle in cui è seduto sempre in posa, con una grande tavolozza in mano mentre fa finta di dipingere il quadro che è davanti a lui sul cavalletto. A differenza di queste immagini un po’ troppo “ufficiali”, Pagano (dopo aver rappresentato lo studio senza il protagonista) chiude la sua sequenza con un intenso ritratto in primo piano del pittore seduto su uno sgabello davanti a una serie di dipinti accatastati sulla parete di fondo.
Per quello che riguarda Pavarolo, ci sono alcune istantanee in cui si vede Casorati davanti alla soglia dello studio, ma la maggior parte delle foto lo ritraggono in una dimensione più familiare nel giardino interno della sua casa, insieme alla moglie e al figlio ragazzino, e anche con altri famigliari e amici.
Si tratta soprattutto di piccole istantanee in cui risuona l’eco del lessico familiare di casa Casorati, documenti visivi che si è voluto esporre (anche se non direttamente attinenti al tema dello studio) per dare qualche indicazione dell’atmosfera quotidiana che caratterizzava la vita dell’artista, in particolare nella serena dimensione dell’amata casa di campagna.
Per sottolineare il profondo legame fra Casorati e Pavarolo, è anche esposta una commovente immagine che mostra tutta la popolazione del paese al funerale del maestro.
CINQUE ESPOSIZIONI IN QUATTRO SPAZI PER L’AUTUNNO D’ARTE A PAVAROLO
dal 28 settembre al 10 novembre 2019
Tempi piegati (Julie Polidoro ) + Ritraggo (Gosia Turzeniecka )+ In memory (Hiba Schahbaz)+ Black girl shangai (Sabine Delafon + INfront of (Julie Polidoro e Gosia Turzeniecka)
Sabato 28 settembre, alle 16, riapre al pubblico lo Studio-Museo Casorati di Pavarolo con una mostra di opere di Gosia Turzeniecka e Julie Polidoro. Contemporaneamente altri tre spazi in paese si aprono all’arte contemporanea. Le mostre resteranno aperte fino al 10 novembre.
Lo Studio Museo Felice Casorati, la Project Room, l’ EX_EMPORIO e i muri di INfront of, sono una serie distinta di mostre ed eventi che pongono al centro l’arte contemporanea rilanciando Pavarolo come vivace polo culturale, che grazie alla solidarietà dei cittadini, dell’Amministrazione comunale e dei curatori, apre al pubblico spazi da tempo chiusi, riconvertendoli all’arte contemporanea.
Allo Studio-Museo Casorati le opere delle due artiste Julie Polidoro e Gosia Turzeniecka, che dopo aver lavorato in residenza a Casa Casorati nel giugno 2018, immerse nei luoghi della pittura casoratiana e respirando l’atmosfera della dimora, espongono i lavori che hanno creato a partire da questa esperienza Il progetto è a cura di Francesca Solero.
Lo sguardo di Gosia in “Ritraggo” si muove tra l’indagine delle possibilità del paesaggio, in una restituzione immediata e sintetica, e l’attrazione verso il ritratto, in una scelta cromatica che negli ultimi anni ha prediletto il bianco e nero dell’acquerello, ma che in questa occasione si apre inaspettatamente al colore e all’olio. Gli scorci prospettici, che indugiano sul particolare e attraversano i soggetti dipinti, ci raccontano il mondo da vicino, all’opposto di Julie Polidoro, nella sua esposizione intitolata “Tempi piegati”, che ritrae il territorio da una prospettiva aerea. La sua restituzione del paesaggio avviene attraverso la rappresentazione di cartografie e mappe. Nelle sue opere, territori/stati colorati convivono tra coordinate spaziali ed emotive, racchiudono memorie che descrivono passaggi e permettono allo sguardo di navigare tra una lettura ludica ed una storica, dalla riflessione sulla geografia imperialista della storia a quella delle economie politiche contemporanee. La piega si rivela l’unico elemento “tridimensionale”, gesto dell’artista che crea una duplice lettura, un ulteriore spazio nello spazio pittorico.
Con l’occasione della riapertura dello Studio Museo, riparte anche Emporium Project a cura dell’associazione culturale PLUG IN, in tre spazi espositivi: la Project Room, in via maestra 22, che una volta era la stanza di passaggio dell’Emporio di Pavarolo – l’unico negozio di alimentari rimasto in paese, rispetto ai 5 negozi del passato – e altri due nuovi spazi espositivi, INfront of e l’EX_EMPORIO.
INfront of è il muro perimetrale di una casa privata di fronte allo Studio-Museo, in via del Rubino, generosamente ristrutturato e intonacato dal proprietario, dove saranno presentati due murales realizzati appositamente da Julie Polidoro e Gosia Turzeniecka, quasi come un’estensione della mostra allestita all’interno dello Studio.
L’EX_EMPORIO, in via Maestra 13 – lo storico negozio del paese gestito da Beppe, poi diventato magazzino chiuso – ora riapre totalmente rinnovato grazie alla generosa collaborazione del proprietario, dei cittadini e volontari, dove, in collaborazione con Noire Gallery di Torino, saranno esposte diverse miniature su carta eseguite dall’artista pachistana, ma residente a Brooklyn (New York), Hiba Schahbaz, nella mostra dal titolo “In memory”. Nelle sue opere, realizzate principalmente con carta, tè nero e pigmenti a base di acqua, l’artista rappresenta i corpi delle donne mentre fa riferimento all’autoritratto, creando uno spazio per se stessa e per le altre donne con cui raccontare e rivendicare le loro storie. La figura femminile per dispiegare una narrazione che trascende i confini culturali e politici. L’artista racconta la sua storia abbellendola pesantemente con immaginazione e metafore, dove la forma femminile diventa lo strumento per descrivere pensieri e preoccupazioni di regni socioculturali e politici difficili. Da quando è emigrata negli Stati Uniti, la sua pratica si è estesa dalla pittura in miniatura alle opere su carta a misura d’uomo.
Sempre all’interno del progetto Emporium Project, nella sede della Project Room (via Maestra 22) l’artista francese, ma residente a Milano, Sabine Delafon realizza un’installazione sonora, visiva, ambientale, che diventerà dimensione esperienziale. “Black girl in Shanghai” è una figura fugace dall’apparizione virtuale, un’interferenza sensoriale a metà tra suono e immagine, che si decompone nel momento in cui sembra stia per definirsi. Per ore risuonerà una canzone per voci e strumenti, ogni volta in una versione diversa, che partendo da quella precedente, cede il passo a quella successiva. Un loop continuo in cui entrare e perdersi, abbandonandosi a coordinate spazio-temporali estranee a quelle del flusso della realtà.
La giornata inaugurale si concluderà a Casa Casorati, che per l’occasione sarà aperta ospitando altre opere delle artiste Julie Polidoro e Gosia Turzeniecka ed un’opera di Sabine Delafon della serie “Be Careful!”, scultura liquida trasparente, acqua e formalina, per ricreare concettualmente l’habitat necessario alla vita e la sintesi chimica che ne consente la conservazione. Una costruzione molto fragile. Fragili palline di vetro trasparente, unite nel tentativo di comporre un ritratto credibile e armonico che collega gli elementi giusti per esistere e resistere.